Sciopero degli studenti

7 Ottobre 2011

In questi giorni ricorre l'anniversario dell'uccisione, da parte del sistema, di un uomo che ha speso la sua esistenza per un'idea di giustizia sociale, oggi più che mai necessaria, e di uguaglianza.
L'uomo di cui sto parlando è Ernesto Guevara.
Quello che stiamo vivendo oggi sulla nostra pelle è la degenerazione di quello stesso sistema che ha ucciso quest' uomo e che sta uccidendo il nostro futuro. La crisi politica, economia e sociale è una realtà che viene da lontano, è lo strumento scientemente organizzato dai governi tramite il quale il potere perpetua, da sempre, i propri privilegi e distrugge il nostro futuro. Futuro che è stato sacrificato in nome dell'interesse, del debito, di quello stesso debito che loro hanno creato e che loro ci chiedono di pagare.
La degenerazione politica che stiamo vivendo a livello nazionale, così come locale, non è altro che il riflesso grottesco ed inetto di un nemico molto più pericoloso: il sistema capitalista.
Per questo motivo dobbiamo dedicare la nostra attenzione a ciò che si nasconde dietro a questo "malgoverno globale" che è l'interesse economico. I nostri governi non sono altro che il braccio armato delle multinazionali, delle grandi banche, degli speculatori internazionali.
Pensiamo ad un esempio attuale: l'attacco alla Libia, spacciato come necessario intervento umanitario, nasconde la volontà di saccheggiare quel popolo delle sue risorse. Per questo motivo dobbiamo sottrarci dai giochi politici che si consumano nelle aule di governo, per realizzare un modello di organizzazione politica che parta realmente dal basso, dal popolo, così come dobbiamo condannare non solo chi questa situazione l'ha provocata ma anche coloro che l'hanno spalleggiata mettendo in ginocchio le istituzioni democratiche del nostro Paese.
Condanniamo, pertanto, non solo il partito di maggioranza ma anche i partiti di opposizione che hanno lasciato piena libertà di inziativa a questi criminali e che allo stesso modo lo sono anch'essi.
Condanniamo non solo gli storici sindacati padronali Cisl e Uil ma anche la Cgil che non si è sottratta all'attacco del mondo del lavoro, pensiamo alla firma degli accordi del 28 giugno e del 21 settembre che svendono di fatto i diritti dei lavoratori non meno di quanto stia facendo l'attuale finanziaria.
Per contrastare questo stato di cose occorre prendere coscienza di chi siamo e di che cosa possiamo, dobbiamo fare per cambiare radicalmente questa società: come diceva Neruda ocorre rischiare la certezza per l'incertezza per non morire lentamente.
 E' nostro dovere sollevarci contro questo stato di cose, abbattere l'attuale status quo e su queste macerie ricostruire un mondo davvero differente che risponda a quei valori di solidarietà, di uguaglianza, di condivisione che dovrebbero essere alla base di una società civile

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