Piattaforma verso il 15 Ottobre

Siena verso il 15 ottobre ed oltre!!!

La giornata internazionale di mobilitazione del prossimo 15 ottobre degli “indignados” marca la ripresa di una mobilitazione dei movimenti sociali globali contro il neoliberismo, per una diversa idea di Europa. Si tratta di un’opportunità importante per un’alternativa alla crisi e alle politiche neoliberiste che l’hanno provocata.

Siena verso il 15 ottobre ed oltre!!!

L'assemblea Siena beni comuni indigniamoci nasce dall'unione di persone, cittadini indignati, che non vogliono assistere impotenti alla rapina continuata dei grandi speculatori nazionali e internazionali che affamano da decenni i popoli, distruggendone il presente e derubandone il futuro. Occorre organizzarci per rispondere colpo su colpo a quest'attacco alla nostra dignità! Il debito non è nostro, noi non lo paghiamo! Bisogna colpire a fondo la speculazione finanziaria e il potere bancario. Non c'è altra strada che la nazionalizzazione delle banche e di tutti i servizi pubblici che, sull'onda dell'ideologia liberista, sono stati privatizzati. Devono essere tassati i grandi patrimoni e le transazioni finanziarie. La società va liberata dalla dittatura del mercato e dalle sue leggi. Per questo il patto di stabilità e l’accordo di Maastricht vanno messi in discussione ora! Le conquiste sociali del passato avevano garantito una più equa distribuzione del reddito, riuscendo a smussare le differenze di classe. Oggi non è più così! Da ormai trent'anni tutti i governi, nessuno escluso, non hanno fatto altro che garantire i privilegi di classe, smantellando progressivamente lo stato sociale ( il famoso welfare) e azzerando di fatto i diritti elementari dei cittadini! La distruzione dei diritti passa attraverso la privatizzazione dei servizi essenziali come cultura, sanità, trasporti, beni comuni, comunicazioni,elettricità,etc.
Riappropriamoci di tutto quello che ci hanno rubato!

La guerra non è l'igiene del mondo. La repressione non è l'igiene della democrazia. Da sempre la crisi del capitalismo viene pagata con il sangue dei popoli, cioè con la guerra. Il prezzo della crisi viene pagato primariamente dagli immigrati che sono costretti a fuggire dal loro paese ricco di materie prime e proprio per questo depredato dalle multinazionali che utilizzano come braccio armato i nostri governi. Il dissenso nazionale ed internazionale viene brutalmente represso con uno stato di polizia che semina violenza e mistifica la realtà. Vogliamo l'immediato ritiro delle truppe dai territori occupati, vogliamo che cessi la politica repressiva e razzista nei confronti del “diverso”. Pretendiamo la definitiva chiusura dei CIE, veri e propri lager, e l’abrogazione della legge Bossi-Fini, “degna erede” della tradizione nazista.
“Finchè il colore della pelle non sarà considerato come il colore degli occhi, noi continueremo a lottare” (E.Guevara).

Dignità al lavoro! La crisi dei diritti dei lavoratori nasce dalla divisione degli stessi in categorie, ove si sviluppano differenze contrattuali e salariali che rendono impossibili l'unità delle rivendicazioni e delle lotte. Gli unici responsabili di questa truffa ai danni dei lavoratori sono i sindacati confederali ed i padroni che, osservando alla lettere il dettame divide et impera, hanno annichilito le legittime aspirazioni dei lavoratori. Noi proponiamo pertanto l'abolizione di tutte le categorie pubbliche e private e il ritorno alla centralità del contratto collettivo nazionale del lavoro. Denunciando,inoltre, l'attuale sistema produttivo che ci ha condotto alla crisi, rivendichiamo una pianificazione da parte degli stati nazionali sulla produzione di beni e servizi per sottrarre al libero arbitrio dei mercati e delle multinazionali lo sfruttamento delle risorse (che non sono infinite) e della vita stessa delle masse lavoratrici. Rifiutiamo ogni forma di sfruttamento, chiediamo l'abolizione di ogni forma di precariato ed il sostegno concreto, da parte dello stato a chi il lavoro non ce l'ha.
Lavorare tutti, lavorare meno!

“Leggo per legittima difesa” (W.Allen)
La cultura è il motore di ogni società, è lo strumento tramite il quale i popoli si assicurano dignità, coscienza civica e indipendenza, contrastando gli abusi del potere. La scuola rappresenta, inoltre, un importante mezzo di ascesa sociale, uno strumento di emancipazione economica. In virtù di questo l'articolo 34 della nostra Costituzione recita: “(…) I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi (...)”. Ma i governi temono di essere delegittimati. Quelli che si sono susseguiti negli ultimi vent'anni hanno letteralmente mortificato tale principio, mettendo a punto riforme e manovre volte alla totale dismissione della scuola pubblica (in ultimo la riforma Gelmini). Mentre la scuola statale versava e continua a versare in uno stato di totale abbandono, quella privata gode di quei finanziamenti che dovrebbero essere rivolti proprio alla cultura pubblica. Enti scolastici, privati e religiosi, fruiscono della protezione del potere economico e politico, al servizio di questo nella determinazione della futura classe dirigente. L'Università e la ricerca stanno progressivamente cadendo sotto la scure dei tagli della riforma. L'Italia è uno dei paesi che continua ad investire di meno in questo fondamentale settore. Il diritto allo studio, mezzo portante per assicurare l'accesso al sapere a chi non ne ha le possibilità economiche, sta subendo un generale ridimensionamento finanziario, che porterà alla sua scomparsa ed alla sostituzione delle borse di studio con il prestito d'onore, vera e propria rapina a mano armata. Pretendiamo l'immediato ritiro della legge Gelmini, l'applicazione di un sistema di finanziamento della cultura e della ricerca che sia realmente finalizzato allo sviluppo della scienza e dell'occupazione giovanile. Istruzione e cultura sono gli occhi della coscienza civile, senza di essi si perde la memoria storica, cadendo in balia di ogni sopruso volto a cancellare i diritti di una Repubblica.
Al buio non è possibile difendersi.

Il controllo comincia dall'isolamento
Il controllo comincia dall'isolamento. La nostra società ci ha imposto uno stile di vita completamente decontestualizzato dalla naturale essenza associativa ed aggregativa dell'essere umano. La propaganda di regime ci ha inculcato concetti come paura, diffidenza, alienazione, solitudine. Sentiamo l'esigenza di esprimere la volontà di rivendicare spazi e luoghi di incontro, posti nei quali sia possibile produrre e confrontarsi, dove sia fattibile concretizzare le esigenze intellettuali in “servizi” a disposizione della comunità. Questo per ricucire quello strappo sociale che ci è stato imposto da politiche di segregazione. Occorre inoltre costruire dei luoghi di controcultura, volti non solo allo sviluppo di una maggiore coscienza critica ma anche alla formazione di meccanismi di sostegno e solidarietà sociale che rispondano a principi di condivisione e socializzazione di beni materiali e non.
Riprendiamoci gli spazi!

“Babbo crisi”. La crisi delle banche ha inevitabilmente investito anche la Monte dei Paschi di Siena. Sembrava impossibile pensarlo ma le quotazioni, quest'anno, hanno toccato i minimi storici. I poteri forti che hanno da sempre sorretto e nutrito questa città stanno subendo un doppio deterioramento. Se da una parte la situazione internazionale provoca degli inevitabili danni anche in questa ridente cittadina, il malgoverno, ormai endemicamente diffuso nei palazzi, sta continuando silenziosamente a minare le basi stesse della democrazia locale. E' ormai nota la tragica situazione dell'Università degli studi. Meno evidente,ma ugualmente triste, appare invece la strettissima interconnessione tra i soggetti attivamente coinvolti nella corruzione a tutti i livelli. Al di là dei vari articoli di pseudo denuncia di piccoli speculatori locali, propinati come specchietti per allodole dai cosiddetti organi di stampa cittadini, il giro di denaro e di investimenti, tutt'altro che limpido, che caratterizza le strategie finanziarie dei gruppi dirigenti assume un aspetto clamorosamente mafioso. Lungi dal denunciare singoli individui, per altro opportunamente anonimi, dobbiamo ribellarci davanti allo straripante malcostume tipicamente italiano del “ una mano lava l'altra”. Ribellarci inoltre davanti all'agghiacciante inconsapevolezza di tutti quegli onesti cittadini incatenati in un tradizionale e quanto mai mortale torpore.
I tempi d'oro sono finiti.

Aderiamo sin d’ora, su queste concrete basi programmatiche, alla mobilitazione europea lanciata per il 15 ottobre dal movimento degli “indignados” in Spagna. La solidarietà con quel movimento si esercita lottando qui e ora, da noi, contro il comune avversario.

Comprendere significa criticare, resistere significa attaccare!
Indigniamoci, ribelliamoci!

Assemblea Siena Beni Comuni Indigniamoci


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