Il "caso" dei lettori madrelingua

Il cambiamento dei termini contrattuali al lettori di lingua della nostra Università (nostra degli studenti, nostra dei cittadini) costituisce un fatto di inaudita gravità formale e materiale, e tradisce una forte cecità propria di chi l'Università la gestisce. Nella forma è impensabile che i diretti interessati, cioè i lettori, siano venuti a conoscenza della propria situazione solo per mezzo stampa, e solo oggi li si sia convocati ufficialmente, dopo una prima trattativa sindacale. A livello materiale gli errori sono molteplici, e vale la pena elencarli uno per uno:
  • Si pregiudica la situazione economica delle famiglie di questi docenti che, nonostante il loro imprescindibile e fondamentale ruolo didattico neppure possono essere chiamati professori, bensì “lettori”, cancellando già in una parola i loro diritti e ridimensionando le loro istanze.
  • Si impedisce agli studenti, per via del minore numero di ore di lezione dei predetti docenti (circa cento ore in meno) di poter seguire i corsi di lingua, obbligatori e vincolanti per il conseguimento del titolo di laurea, bloccando ipso facto, per numerosi studenti la possibilità di terminare gli studi entro i termini previsti. 
  • Si contribuisce, come già non fossero sufficienti le precedenti disposizioni interne e quelle ministeriali, a smantellare i corsi di laurea, a partire da quello in Lingue e Letterature Straniere, un tempo fiore all’occhiello dell’Ateneo e ora progressivamente ridimensionato. 
  • Si creano le condizioni per terminare quel processo, già in atto da tempo e trasversalmente condiviso a livello politico, di erosione dell’Ateneo per portarlo a dimensioni didattiche e di ricerca ben minori, fino a giungere al tanto agognato accorpamento con Firenze e Pisa che segnerebbe la fine stessa dell’Università di Siena.
Per tutti questi motivi noi studenti non possiamo continuare a studiare come se nulla stesse succedendo. E’ il senso di responsabilità, materiale verso i nostri studi, istituzionale verso un Ateneo che ci ha dato tanto e che speriamo potrà continuare a formare altri studenti nel futuro, ciò che giuda le nostre presenti azioni, di protesta verso la gestione di questa crisi interna e di solidarietà verso questi docenti che, già spesso bistrattati dai “baroni” che non li considerano alla loro altezza, adesso si trovano in questa deprecabile situazione. Dovremmo interrogarci in quale mondo viviamo se, ancora una volta, gli studenti sono costretti a scendere in piazza per avere la possibilità di studiare. Dovremmo forse a maggior ragione interrogare l’establishment dell’Università degli Studi di Siena, il direttore amministrativo Barretta o il Rettore Focardi, per comprendere con quale razionalità, con quale senso e cognizione di causa si sta cercando di “risanare” il bilancio dell’Ateneo tagliando didattica e ricerca, come se non fossero queste due attività a fondare la stessa possibilità di esistenza di un qualsiasi Ateneo. Il presidio studentesco tenutosi oggi alle 17.00 presso il Rettorato dell’Università, parallelo alla riunione di contrattazione sindacale, non costituisce un momento a sé stante, ma segna l’inizio (o meglio la continuazione) di un movimento di protesta verso queste scelte scellerate, guidato da quel senso di responsabilità che, ben differente da quello che viene propinato come giustificazione alle proprie azioni da Rettore e direttore amministrativo, accomuna in un’unica lotta studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo, e che dovrebbe estendersi all’intera cittadinanza senese, poiché tanto avremo da perdere (tutti) da questa malgestita e paradossale situazione. 

 DAS – Dimensione Autonoma Studentesca

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