Una squallida panoramica

Bilanci fragili, atenei che pareggiano a fatica i conti, altri costretti a vendere pezzi di patrimonio immobiliare, case e palazzi per saldare le spese, le rate dei mutui e le bollette. Sono diverse le università in rosso: a Siena ogni mese si chiedono se ce la faranno a pagare gli stipendi del personale e il deficit di 32 milioni di euro sul 2010 è niente a confronto della montagna dei debiti pregressi valutata in oltre 100 milioni (su questo indaga pure la magistratura). Alla Federico II di Napoli il bilancio di previsione 2010 non l' hanno nemmeno approvato preferendo la gestione provvisoria. Lo stesso alla Sapienza di Roma. A Bari e a Palermo idem. Genova, come altri atenei, ha chiuso il 2009 frugando fra le riserve messe da parte in cassaforte. La Statale di Milano approderà al pareggio quest' anno, ma con tagli insopportabili se non dovessero arrivare i fondi promessi dal governo. I «fondi promessi» sono i 400 milioni di euro, provenienti dallo scudo fiscale, parziale reintegro della riduzione di 678 milioni al finanziamento ordinario, cioè ai soldi che servono a far funzionare gli atenei. Essi saranno solo un po' di ossigeno. «Il fatto è che non si conoscono i criteri di assegnazione e questa incertezza finanziaria lascia le università in stallo, ci impedisce ogni investimento e programmazione delle assunzioni; ci costringe a ragionare come se quelle risorse non ci fossero» spiega il presidente della Crui. Questo per il futuro immediato. Il peggio è per gli anni a venire se le forbici continueranno a tagliare l' Ffo, il fondo di finanziamento ordinario, e il prossimo anno al taglio lineare della Finanziaria Tremonti (-32 milioni) sull' Ffo rischia di aggiungersi un' ulteriore riduzione di 27 milioni se sarà eliminato il fondo interministeriale Padoa Schioppa.
Anche nei bilanci delle scuole regna il caos dopo la circolare dello scorso 14 dicembre con la quale il ministero ha dato istruzioni sulla predisposizione dei bilanci 2010. In sostanza si chiede di iscrivere nei bilanci anche somme virtuali come i crediti che gli istituti vantano dal ministero. Quello che temono i genitori è che tali cifre (anche 300 mila euro) possano essere azzerate in futuro. Si tratta di quasi un miliardo di euro di crediti che le scuole vantano nei confronti del ministero, che potrebbero fare decollare l' offerta formativa ed evitare fastidiose richieste di denaro alle famiglie che da pochi spiccioli arrivano a sfiorare anche i cento euro.
Così facendo si obbligano le scuole ad agire senza trasparenza, eludendo la veridicità dei dati e i genitori a finanziare per intero un'istruzione che dovrebbe essere pubblica. Ma non è tutto. Il ministro dell' Economia Giulio Tremonti, ha deciso di riprendersi alcune somme erogate alle scuole e che le stesse non hanno ancora speso. Inoltre, le risorse assegnate per il 2010 si sono assottigliate e le scuole rischiano di non pagare i supplenti.
Ma quello che ci fa ancora più schifo è leggere, in un periodo di tagli selvaggi come quello che stiamo vivendo, titoli come quello che pubblicava ieri Repubblica :"Più soldi per le scuole cattoliche, incontro del disgelo tra Berlusconi e Bertone". Una fonte diplomatica italiana afferma che in tale incontro il governo avrebbe assicurato alla Chiesa anche la sua attenzione alla questione dei fondi per le scuole cattoliche private e alla fecondazione assistita.

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