Sciopero Generale 6 Settembre 2011


Nella crisi strutturale del capitalismo, dove le borse crollano, il mercato si contorce su se stesso e non vi è più una domanda in grado di adempiere alle esigenze della produzione, l'Italia spicca insieme ad altri paesi europei, come Irlanda, Spagna e Grecia, per la più devastante recessione.

La sudditanza economica e finanziaria italiana dalla BCE e dal mercato tedesco rappresenta all'oggi un ostacolo allo sviluppo contro cui tutte le forze politiche si dovranno confrontare e dovranno cercare di arginare.

La dipendenza del mercato globale dalle multinazionali e il totale controllo dell'economia europea nelle mani delle grandi banche, ha portato l'Occidente “industrializzato” nella peggiore crisi che il sistema capitalistico abbia mai conosciuto e a causa della debolezza politica ed economica italiana il nostro Paese si trova a dover affrontare una situazione difficile, per la quale la soluzione sarebbe chiara, ma la direzione presa sembra essere totalmente contraria.
Nello specifico la manovra straordinaria proposta dal governo, la seconda in tre mesi, in discussione in questi giorni in parlamento non rappresenta nel modo più assoluto una soluzione equa a questa crisi. Secondo il disegno del governo il risparmio per lo Stato passerebbe per la privatizzazione della quasi totalità dei servizi tradizionalmente di gestione pubblica, azzerando di fatto lo Stato Sociale nel nostro Paese. Si prevede una riduzione della rappresentanza in parlamento, assestando un altro durissimo colpo alla democrazia, e l'inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione, che andrà a ricadere inevitabilmente sugli stipendi dei lavoratori.

Il totale disinteresse per l'opinione dei cittadini da parte del governo si evince anche dalla soppressione del verdetto popolare in merito alla privatizzazione dell'acqua e dei servizi a rilevanza economica sancito dal referendum del 12 e 13 giugno scorsi.

Con questa manovra in sostanza si demoliscono un numero indicibile di diritti inalienabili, nel mondo del lavoro privato ma soprattutto pubblico, e si smantella la democrazia italiana con effetti catastrofici: quello che ne uscirà fuori sarà un superamento della Costituzione verso un nuovo modello di regime borghese di natura neo-liberista.

Con questo panorama che ci circonda un duro contrasto al governo, alla manovra e a tutti quei soggetti che sostengono o addirittura ritengono insufficiente questa macelleria sociale e politica (grandi banche, Confindustria etc..) è ovvio che non può essere fatto dall'opposizione parlamentare accordista, legata agli stessi interessi della maggioranza reazionaria, tanto meno da qualche personaggio folkroristico (Di Pietro, Grillo, Vendola...), ma soltanto da una grande mobilitazione di massa che riesca a coinvolgere tutto il Paese.

Pertanto abbiamo ritenuto opportuno scendere in piazza il 6 settembre in occasione dello sciopero generale indetto dalla CGIL, sperando che questa giornata sia l'inizio di una stagione di conflitto e di una risposta di classe adeguata all'offensiva borghese che stiamo subendo, e non solo un “salva-faccia” per Susanna Camusso per riappropriarsi delle simpatie della sua base e di un ruolo di opposizione al governo, visto l'accordo interconfederale sottoscritto dalla CGIL il 28 giugno e le interlocuzioni amichevoli con Confindustria. Tutto ciò è qualcosa da criticare senza indugi e una rottura da parte del sindacato con quel periodo è più che mai necessaria visto il livello di scontro che ci accingiamo ad affrontare nei prossimi mesi.


DAS_Dimensione Autonoma Studentesca
Collettivo Cohiba


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