L'Italia festeggia i suoi 150 anni a suon di bombe



A cento anni dall’ aggressione italiana alla Libia, l’Italia festeggia i suoi 150 anni di unità a suon di bombe. Il consiglio di sicurezza dell’Onu, dietro la scusa della missione umanitaria, ha di fatto dichiarato guerra alla Libia, l’ennesima aggressione occidentale ed imperialista in uno stato che, quale che sia il regime, quale l’ordinamento che lo regge, resta un paese sovrano. Le sommosse del 17 Febbraio sono un affare di stato assai complicato e sono indicative di quanto la Libia sia un paese diviso, in preda a una guerra civile grave, ma non vi sono tribunali esterni, tanto meno armati, che potranno sciogliere legittimamente i nodi che vi sono aggrovigliati. Ma il capitalismo costa caro e qualcuno dovrà pur pagarne il prezzo e quel qualcuno sarà, nuovamente, il popolo inerme. L’occidente si muove ancora in difesa dello status quo, degli interessi economici e politici delle cosiddette “democrazie liberali”. Il consiglio di sicurezza dell’Onu ha votato la risoluzione 1973 che istituisce un’area nei cieli libici di “no fly zone” e, di fatto, l’intervento militare: I BOMBARDAMENTI. La famigerata coalizione dei “volenterosi”, capeggiata dai guerrafondai Sarkozy e Cameron, vede impegnato anche il nostro paese. Il tutto “supervisionato” dagli USA di Obama che, contrariamente a chi sperava in un cambiamento nella politica internazionale statunitense, riconferma le stesse logiche imperialiste e prevaricatrici di chi lo ha preceduto. Questi sono i medesimi Stati che, prima dello scoppio della crisi nord africana, intrattenevano rapporti strettissimi, dal punto di vista economico, con la Libia; nella fattispecie l’Italia, si costituiva come il partner privilegiato in seguito alla stipulazione del trattato di Bengasi nel 2008, un accordo di cooperazione e di amicizia tra i due paesi. La Libia di Gheddafi è divenuta così per l’Italia un alleato sulla sponda nordafricana ed un fornitore di energia. Ora, proprio l’Italia, quella dei centomila morti del colonialismo fascista, sorvola i cieli della Libia con cacciabombardieri Tornado. Nonostante l’ art.11 della nostra Costituzione reciti che l’Italia ripudia la guerra, ci vediamo impegnati nuovamente in una missione militare, che di umanitario non ha nulla, come non aveva nulla di democratico né di difensivo la missione in Iraq e in Afghanistan. Ma l’Italia è ancora in prima fila e vede i maggiori esponenti politici, tanto di destra quanto di sinistra, uniti su questo fronte; quando si parla di interessi economici, politici, geopolitici, non ci sono distanze che tengano: si palesa la comunanza d’intenti nel preservare politiche liberali e capitaliste. Perciò oggi 23 Marzo scendiamo in piazza per denunciare questi assassini, che nascondono i loro sporchi interessi dietro la missione umanitaria, lavando con il sangue del popolo una situazione politica che a loro non sta più bene. Con quale legittimità l’Europa e gli USA intervengono i uno stato sovrano se non con la legittimità del capitale? Il Nord Africa è stato protagonista di grandi sommosse popolari, in primo piano l’Egitto e la Tunisia, grandi movimenti di piazza . Tutto questo mette però in pericolo l’assetto geopolitico occidentale, quella spartizione del mondo fatta in virtù degli interessi del capitalismo e che in nessun modo possono essere compromessi. Occorre quindi riportare ordine in quelle zone; ecco come e dove si inserisce la crisi libica e l’intervento militare. Condanniamo fermamente il sacrificio della popolazione e ribadiamo con forza l’autodeterminazione di questa, a prescindere da ciò che a noi occidentali possa piacere o meno, possa far comodo o meno. In tempi in cui vengono tagliati fondi alla cultura, alla scuola e alla sanità pubblica perché “non ci sono soldi” vengono rifinanziate vecchie missioni e si investe in nuove. I soldi, quando si tratta di guerre, non mancano mai! Questa è la sintesi del modello politico vigente: una politica che sacrifica la libertà, l’autodeterminazione, l’uguaglianza in nome del profitto. Ed è questo il modello che noi ogni giorno combattiamo! La lotta che portiamo avanti è la lotta dei popoli sottomessi, è la lotta delle classi subalterne che ogni giorno combattono per la loro sopravvivenza, per la loro dignità, è la lotta di tutti coloro che non si piegano ma resistono, una resistenza vitalizzata da un ideale, un sogno che comporta un progressivo miglioramento della società e dell’umanità, in nome della condivisione, della solidarietà! Ma per raggiungere tutto questo è necessario essere uniti, fermi nel contrastare l’assalto del capitale, nel combattere modelli economici sfrenatamente liberali. Lottare, resistere, per vivere! Sempre!


 Aderiscono alla manifestazione: Ass. Cult. Serpe Regolo, CAAT, CARC, Cobas, Coll. Cohiba, GC, Link, PCL, PRC, GC, RdB e Uniti Contro la Crisi-Siena

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