Questo è solo l'inizio...

Oggi i lavoratori e gli studenti dell’Università di Siena sono scesi in piazza, insieme, per dire NO a un sistema. Un sistema di gestione di questa nostra Università che, trasversalmente, ci ha condotto ad un dissesto economico di drammatiche proporzioni, creato da “baronetti ed arrivisti” e pagato da lavoratori e studenti. Oggi questa città trema. Dopo anni di connivenze e colpevoli silenzi, la Verità si sta lentamente palesando, trascinando con sé responsabilità di chi, per tacere i propri misfatti, accusa coloro che non possono difendersi, ancora una volta i lavoratori e gli studenti. Che pagano una crisi di cui sono vittime. Che diventano capri espiatori, pubblicamente accusati oppure strumentalizzati da forze politiche che, con interessi terzi, vogliono speculare su questa drammatica situazione per accaparrarsi voti o palazzine. Siamo qui oggi per urlare con forza che NOI NON CI STIAMO. Che gli studenti non si piegheranno mai più a logiche conniventi per cui “se dici che le cose vanno male, danneggi l’Ateneo”! No, noi non ci stiamo a continuare la farsa, a dire che “va tutto bene” quando non va bene proprio nulla! Chi ha sbagliato, coscientemente o meno, volontariamente o per incompetenza, deve pagare i propri errori. Chi ha condotto questa Università sull’orlo del baratro deve andarsene, definitivamente, da questo Ateneo. Chi, nell’amministrazione locale, non è riuscito a fare qualcosa per ricostruire su basi differenti l’Università di Siena deve dimettersi e lasciare spazio a chi, realmente, ha il coraggio di portare avanti idee nuove. Perché non bastano tre spiccioli a salvare questo nostro Ateneo. Non bastano le elemosine della Banca, né consessi politici in cui ci si ripete, all’infinito, che “qualcosa bisogna fare” senza però mai fare nulla. In questo momento di difficoltà senza precedenti c’è la dirompente necessità di creare insieme una nuova idea di Università. E’ il bisogno non rimandabile di rifondare la comunità accademica, di riunire senza pregiudizi e alla pari i lavoratori e gli studenti, i docenti e gli amministratori, per confrontarsi insieme su come uscire dal tunnel del “buco”. Ma questo deve fondarsi forzatamente su un patto, per il quale tutti siamo alla pari, senza baronie diffuse, senza pregiudizi che spesso si fondano su speculazioni politiche, senza corruzioni ideologiche o morali. Ed è per questo che chiediamo all’Ateneo di indire degli Stati Generali, in cui confrontarsi e DECIDERE INSIEME come salvare questa Università. Ma ciò non è di per sé sufficiente. E’ infatti altresì necessario che gli Enti locali comprendano come non sia possibile pensare ad un rilancio del nostro Ateneo senza una reale politica di rinascita culturale della città. Resta tragicomico ascoltare le proposte di chi, senza sapere quanto paga di affitto uno studente, senza conoscere la reale situazione della nostra Università, facendo finta di non vedere il declino stesso della città, parla di candidature a “Capitale Europea della Cultura”. Ed è ancora più squallido ascoltare le proposte di chi vorrebbe fare della “piccola Oxford italiana” d’un tempo, un Ateneo ridimensionato su base cittadina, senza futuro, senza presente. Ma ciò che colpisce di più è il convitato di pietra ad ogni incontro amministrativo dell’Università, l’innominabile progetto che tutti conoscono e di cui nessuno ammette l’esistenza: la regionalizzazione degli Atenei toscani! Quali garanzie per i lavoratori che vedranno ridotti di un terzo i loro posti di lavoro, costretti alla mobilità forzata? Quali assicurazioni per gli studenti, che si vedranno i corsi trasferiti a Firenze o Pisa? Niente, proprio niente tranne la volontà politica ed economica di chi vuole specularci, tranne il consenso dei baroni che sperano di acquisire maggior potere unendo fantasiosamente dipartimenti e ricerche tra loro troppo eterogenei. E’ questo il futuro della nostra Università? Noi lo chiediamo a chi guida questo Ateneo, al Senato accademico e al Consiglio di Amministrazione. E siccome sappiamo già la loro risposta, evanescente e terribile al tempo stesso, gli chiediamo di andarsene. Di andarsene e di non tornare, magari riciclati come il caro ex-direttore amministrativo, che oggi fa la bella vita in Regione! E concludiamo con un invito. Un invito mandato a tutte le forze politiche, di destra e di sinistra, locali, regionali e nazionali. Vogliamo dire loro che è finito il tempo della speculazione e della strumentalizzazione. Vogliamo fargli capire che, da oggi, è terminata la stagione del “prendi e scappa”, del “mettimi il figlio in cattedra e ti finanzio il dipartimento”, delle privatizzazioni camuffate da Riforme e delle svendite travestite da risanamenti. Noi non ve lo permetteremo. Non crediate che con questa manifestazione finisca tutto: questo è solo l’inizio di una lotta che vede insieme studenti e lavoratori, nelle Università e nelle Fabbriche, nelle piazze e nei musei, combattendo per un mondo migliore, dove cultura, eguaglianza e libertà non siano solo concetti vuoti ma fondamenti della società.
Fino alla vittoria, fino al Socialismo reale!

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